L’Associazione ha come obiettivo la pratica dell’attività teatrale nonché la diffusione e promozione  della cultura in genere.

Le attività della nostra Associazione spaziano dalla gestione di un Laboratorio di formazione teatrale che comprende corsi di recitazione, ballo, canto, mimo, clownerie, e stage vari, alla gestione del Teatro San Giustino di Roma, che si trova in viale Alessandrino 144; dall’organizzazione di eventi quali spettacoli teatrali, concerti, alla presentazione di libri, mostre di pittura e altro ancora. L’Associazione si propone di valorizzare la periferia romana diffondendo la cultura in modo stimolante ed istruttivo. Le nostre attività si svolgono infatti principalmente presso il VII Municipio di Roma.

La direzione artistica dell’Associazione è a cura di Monica Ferri.

Tutto cominciò circa 10 anni fa, quando a Monica Ferri, attrice di teatro, doppiatrice, direttrice e dialogista di doppiaggio, che a volte si era anche dedicata alla regia di spettacoli di satira politica, venne l’idea di fare un corso di teatro rivolto ai non professionisti. Come spesso capita l’idea rimase “nel cassetto” più o meno 5 anni, finché un Comitato di quartiere le offrì la possibilità di iniziare un corso. Era il 2005 e lo spettacolo, saggio finale del corso, messo in scena con i 14 elementi che non avevano mai recitato, fu un sorprendente successo. Si trattava de “Il medico dei pazzi” di Edoardo Scarpetta, in una edizione adattata e molto rivisitata dalla stessa insegnate / regista. L’anno seguente una parte degli allievi si fece promotrice per organizzare un altro corso. “Vogliamo replicare l’esperienza vissuta”. Così, tra “vecchi” e nuovi iscritti, è nato il corso di Teatro “Signori, chi è di scena!”. Nel 2006 un allestimento de “Gli uomini che mascalzoni” di Monica Ferri riconferma la validità del corso, visibile dai risultati ottenuti dai singoli allievi. Nel frattempo varie vicissitudini portano il corso ad essere itinerante, alla ricerca di uno spazio per le prove e lo spettacolo ad un prezzo possibile per le proprie “casse”, che si riempivano esclusivamente con la retta del corso.